EVOLUZIONE UMANA: Stiamo andando bene o siamo spacciati?
Storie di evoluzioni possibili, tra tecnologia e biologia
Ciao lettrice, ciao lettore!
Ciao ascoltatrice, ciao ascoltatore!
In questo scritto ti parlerò di evoluzioni possibili
Raccontandoti di come diversi studi indicano la cultura e la tecnologia come fattori di pressione selettiva più importanti rispetto alla genetica. Di come, alla fine di questo percorso scopriamo che non esiste la genetica da una parte e la cultura dall’altra.
Raccontandoti di due video nati per spiegarti di questo. Nel primo dei due video ti racconto di alcuni studi che esistono a riguardo e di come li possiamo interpretare. Nel secondo video ti racconto di cosa puoi fare tu, in prima persona per la tua strada evolutiva.
“RE-EVOLUZIONE UMANA”, è il libro che pone la prima pietra su tutto il progetto di “Re-Evoluzione Umana”. Una parte della sua introduzione parla proprio di possibili pressioni selettive attuali…
“Una delle caratteristiche che contraddistinguono l’aumento della possibilità di una forte spinta evolutiva o involutiva è la pressione che l’ambiente attua sugli esseri che lo vivono.
La selezione naturale è il meccanismo evolutivo proposto dal naturalista britannico C.R. Darwin nell’ambito della sua teoria dell’evoluzione ed esposto nel libro “Sull’origine delle specie per selezione naturale” (1859). Darwin, osservando le differenze fra specie affini viventi nelle diverse isole dell’Arcipelago delle Galápagos, si convinse che la lenta modificazione delle specie, la loro evoluzione quindi, era dovuta principalmente alla selezione naturale: sopravvivono e si riproducono cioè gli individui dotati di caratteristiche più vantaggiose nella lotta per l’esistenza (in sostanza meglio adattati all’ambiente). In base alle attuali conoscenze di genetica, la selezione naturale è oggi interpretata come il fattore casuale che favorisce l’aumento di determinate frequenze di alleli – due o più forme alternative dello stesso gene - nei geni di una popolazione (neodarwinismo). (1)
Negli ultimi decenni la scoperta dell’epigenetica ha creato una piccola rivoluzione nella comprensione dei meccanismi di comunicazione tra una generazione ed un’altra, cioè a breve termine rispetto alla lenta modalità di regolazione genica selettiva ipotizzata da Darwin ed anche dal neodarwinismo, che comprende periodi di selezione e poi mutamento molto lunghi nella storia delle differenti generazioni di una determinata specie.
Nel corso della vita di un individuo, l’ambiente (ma anche le esperienze, in senso lato) induce specifiche regolazioni a carico dei geni, che vengono trasmesse da una generazione all’altra. Viene definita come lo studio dei cambiamenti ereditabili nell’espressione genica che non sono causati da cambiamenti nella sequenza del DNA. Più poeticamente, l’epigenoma, ovvero il genoma che ha subito la modulazione indotta dall’ambiente, può essere definito come la “sinfonia che risuona nelle nostre cellule”. Le cellule utilizzano il DNA, lo stesso DNA, in modi diversi, come un’orchestra che può eseguire lo stesso spartito con diverse interpretazioni. (2)
Scrive Francesco Bottaccioli, padre della psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI): «Certamente non è in discussione l’evoluzionismo o la centralità della ricerca genetica, ma è sotto accusa un paradigma scientifico, neo-darvinista e riduzionista, ancorato a una visione metafisica del genoma, il cui cambiamento viene concepito possibile solo casualmente e che non contempla la retroazione adattativa dell’organismo sull’ambiente. In realtà, come abbiamo visto, i meccanismi epigenetici non sono circoscritti alle prime fasi dello sviluppo embrionale, bensì sono attivi anche nell’adulto rappresentando la risposta adattativa del genoma all’ambiente e alle sue modificazioni. Il genoma, di per sé, è l’insieme di una gamma di adattamenti all’ambiente, che può essere più o meno valido anche in virtù di possibili difetti contenuti nella sequenza delle basi, ma esso esprime solo una potenzialità: per passare dalla potenza all’atto deve essere sottoposto a un programma di espressione. Adesso è chiaro che il genoma è programmato dall’epigenoma». (3)
Il merito per avere coniato, nel 1942, il termine epigenetica, definita come «la branca della biologia che studia le interazioni causali fra i geni e il loro prodotto cellulare e pone in essere il fenotipo», viene attribuito a Conrad Hal Waddington (1905-1975). (4)
Questo ha portato alla consapevolezza, grazie a diversi studi sperimentali, che l’ambiente e il comportamento di un individuo possono influire sulla ereditarietà delle espressioni geniche, quello che viene chiamato comunemente “fenotipo”, attraverso più generazioni. Studi su modelli animali e anche umani, hanno evidenziato come le risposte adattative ad un ambiente che pone una pressione adattativa importante siano trasmissibili tra due e più generazioni contigue.
Uno studio è stato fatto sui discendenti delle vittime dell’olocausto per comprendere se fosse possibile che ciò che avevano subito i genitori potesse trasmettersi ai figli, in termini di sensibilizzazione da stress molto elevata. (5)
Oggi, l’accelerazione compiuta nella crescita di numero e attività degli esseri umani è divenuta di per sé una pressione ambientale evidente, oltre a quella già esistente dei naturali ritmi e cicli della natura sulla Terra. La pressione selettiva culturale e tecnologica è divenuta altrettanto importante di quella naturale, se non di più. Le indicazioni su ciò che questo comporterà in termini evolutivi ad oggi sono contrastanti. La cultura e la tecnologia saranno fattori di pressione ambientale favorevoli o sfavorevoli alla nostra capacità di adattamento? L’ambiente cosiddetto naturale, fortemente antropizzato e modificato nella composizione dell’aria, dell’acqua e del terreno che ruolo giocherà in questo scenario di possibilità odierne e future? (6)
Puoi guardare l’articolo completo cliccando sull’immagine.
Dall’analisi di alcuni studi è emerso che la selezione naturale avrebbe agito, nell’arco di poche generazioni, attraverso alcuni cambiamenti biologici quali il menarca nelle donne. Ciò depone a favore dell’ipotesi che la selezione naturale agisce ancora oggi ma in tempi tali che i suoi effetti sono facilmente oscurati dall’enorme velocità di cambiamento delle società moderne. (7)
Oggi quindi la velocità di sviluppo tecnologica e culturale pone tutti noi esseri umani in una pressione ambientale molto importante. Questo costringe a degli adattamenti di tutto l’insieme di noi stessi. La parte fisica, biologica, attraverso modificazioni dell’ambiente, dei fattori inquinanti nell’aria, nel cibo e nell’acqua, dalla sovrabbondanza di cibo dei paesi più ricchi alla carenza cronica in quelli più poveri. La parte emotiva, costretta a soggiacere a razionali di livello sempre più elevato o pronta ad esplodere o a manifestarsi nelle sue forme più estreme attraverso situazioni di forte disagio o di insostenibile abbondanza. La parte cognitiva, sempre più spinta ad aumentare le proprie conoscenze specifiche e sempre più dissimile tra le varie aree del mondo e tra le diverse classi socio-culturali. La parte esistenziale o spirituale delegata a comparsa di ultimo ordine oppure scomparsa, o ancora, distorta da fedi non più sostenibili dal grado di conoscenza raggiunto dall’umanità.
La spinta verso un aumento di ritmo rispetto al cambiamento, la velocità con la quale oggi si trasforma tutto in qualcosa di altro molto velocemente, insinua all’interno di un’esistenza sola, quello che è stato vissuto da più generazioni nel passato, rispetto alla quantità di informazioni che necessitiamo di processare durante l’arco della nostra vita, ogni giorno.
Questo porta inesorabilmente ad una probabilità di variazione epigenetiche e forse anche genetiche più importante. Un cambiamento sostenibile, quale che esso sia nell’immediato nostro futuro personale e per le dirette generazioni a venire, diviene desiderio e spinta di vita o almeno vale la pena dello sforzo.
Come fare, da dove iniziare? Dal tempo presente. Ora, qui e adesso….”
2. Così, cercando di raccontare questa introduzione del libro, attraverso un video, ho seguito per un po’ il testo, per poi approfondire di più come in realtà alcuni studiosi insinuano che la cultura della tecnologia oggi ci rende molto più dipendenti da questa che non dalla natura e quindi da cambiamenti genetici possibili. Insomma la domanda di fondo è: ”Abbiamo ancora bisogno di modificare i nostri geni per evolverci, oppure ci basta modificare la cultura e la tecnologia per produrre adattamenti necessari e sufficienti?” Ti metto di seguito il link al video nel suo titolo, in modo che tu lo possa vedere se ti interessa. (8)
La Tecnologia ti può rovinare la VITA?
Per costruire questo video stavo cercando qualcosa in più e così sbirciando qua e là ho trovato questo articolo.
Puoi accedere all’articolo intero cliccando l’immagine
Ti riassumo l’abstract:
“L’evoluzione basata sulla cognizione (CBE Cognition-Based Evolution) costruisce un’alternativa completa . Nel CBE evolutivo, la variazione è il prodotto dell'ingegneria cellulare naturale che consente aggiustamenti genetici intenzionali per la risoluzione dei problemi cellulari. Il CBE sostiene che la pietra angolare della biologia è la misurazione intelligente della cellula. Poiché tutte le informazioni biologiche disponibili alle cellule sono ambigue, si verifica una funzionalità multicellulare come requisito cellulare per massimizzare la validità delle informazioni ambientali disponibili.
In questo contesto, la variazione biologica è il prodotto della valutazione differenziale collettiva di segnali ambientali ambigui, mediante il networking di cellule intelligenti. Tale azione concertata è resa possibile dall’editing genomico naturale non casuale in risposta agli impatti epigenetici e agli stress ambientali. L'attività genetica casuale può essere vincolata o utilizzata come “sfruttamento della stocasticità”(calcoli di probabilità). Pertanto, i geni sono strumenti cellulari. Filtri per soluzioni cellulari agli stress ambientali, per garantire la continuità cellula-organismo-ambiente. Poiché tutti gli eucarioti multicellulari sono olobionti -ovvero organismi che coabitano e scambiano continue informazioni con altri organismi - come vasti assemblaggi di partecipanti di ciascuno dei tre domini cellulari (Prokaryota, Archaea, Eukaryota) e del viroma, multicellulare, la variazione è necessariamente un prodotto della co-ingegneria tra di loro.(9)”
In soldoni, sia l’epigenetica che la CBE: Cognition-Based Evolution, ci dicono che la trascrizione genetica è un risultato di continue interazioni e comunicazioni tra l diversi ambienti interni dell’organismo e l’accoppiamento inscindibile con tutti gli altri regni di natura.
Sempre
Al punto che la barriera interno esterno tende a dissolversi…
Ti aggiungo il link nel titolo di questo articolo, più divulgativo, per tutti, se lo vorrai leggere per approfondire un po’ di più.
L'organismo vivente come ecosistema: l'ipotesi evolutiva dell'olobionte
Dopo queste “parolacce scientifiche” tipo olobionte! Potreste usarlo per insultare qualcuno… sembra minaccioso ha ha… ti metto il link nel titolo del mio secondo video
Che fine farà l'UMANITÀ? | Tra Biologia e Tecnologia
In questo video ho lasciato spazio alla narrativa. Dopo aver forse compreso un po’ di più di come ogni azione che compiamo si aggancia a tutti gli esseri del pianeta sia su micro che su macro-scala. Dall’infinitamente piccolo al più grande e certo dagli esseri più diffusi, come le piante a quelli più impattanti grazie alla tecnologia, come gli uomini. In questa ricerca di comprensione ti racconto delle 4 aree delle tua possibile Re-Evoluzione Umana. Di come gestire il tuo corpo sia una responsabilità importante verso te stessa/o e gli altri. Di come vivi le tue emozioni tra gli altri e con te stessa/o. Della cultura emozionale che coltivi o meno. Così come ti parlo di spazi cognitivi, di cultura dell’essere umano e non solo di alcuni suoi pezzi. Infine mi chiedo e ti chiedo cosa stiamo facendo della nostra parte esistenziale, spirituale.. o chiamala come ti pare…quella parte che a volte affiora dopo che abbiamo pagato le bollette e soddisfatto altri nostri desideri primari. Quando cerchiamo una felicità forse meno effimera, o forse altrettanto ma in luoghi altri, più lontani…
Insomma queste 4 Aree base come indicazione per non stare lì, arroccati sulle solite ricette di buona o meno buona vita..
Perché poi, in fondo…in fondo al fondo del bicchiere vuoto,
traspare sempre il tuo volto che ti osserva e lì sta la prova…
Se ti riconosci, se ti riconosce, o se vedi altro da te sul fondo.
Forse è questo il timore reverenziale che non ti fa voglia di partire per riorganizzarti un poco meglio.
La paura di non ritrovarti mai, in fondo.
O forse, se sei arrivata/o fino a qui…la tua Re-Evoluzione Umana è già incominciata!
Stiamo andando bene
Credo a che io Christian. Nonostante tutto stiamo "navigando" discretamente bene