Cambiare pelle fa male... all'anima!
Come la distanza cuce cambiamenti profondi
Ciao,
in questa lettera ti parlerò di me, personalmente. Di come mi sento, sotto diversi aspetti, dopo più di un anno di residenza all’estero. Questo ha molto a che fare con la possibile Re-Evoluzione di ognuno di noi.
E’ un modo per raccontarti della mia Re-EVOLUZIONE UMANA, di quella che è diventata anche la mia professione, il mio lavoro quotidiano….
Un modo anche per parlare un po’ del mio vecchio libro, ora editato nuovamente:
RE-EVOLUZIONE UMANA - LE 4 AREE BASE COME STILE DI VITA
Il libro, brevemente…
Parla di me. Nella prima parte e’ molto autobiografico, ti lracconta di come abbia affrontato diversi importanti cambiamenti nella mia vita e di come, in particolare, all’inizio degli anni 2000, dopo un’esperienza di morte vissuta come in uno sdoppiamento di coscienza, la mia vita sia cambiata per sempre. Fino ad oggi sì, fino a questi ultimi anni.
Due anni fa ca, ho percepito che stava per arrivarmi un altro grande cambiamento, simile come portata a quello primo, quello che 20 anni dopo mi ha fatto decidere di scrivere un libro.
Proprio la stesura del libro e’ stato l’inizio, dapprima quasi inavvertito, poi via via più impetuoso. Il libro esce, per la prima volta a fine gennaio 2020 e poi arriva….tutto quello che è arrivato. La pandemia che ha dato inizio ad una nuova epoca.
In questa nuova era molte cose si muovono dentro e certo fuori di me, in famiglia, con colleghi ed amici, con la natura, ecc. ecc.
A Bolzano, in Italia, stavamo bene: amici, buon contorno sociale e buon rispetto professionale. Dopo più di vent’anni da libero professionista ero amato e benvoluto da molte persone.
Però decidemmo il grande passo. Anche perché o lo facevamo, o lo facevamo! Con due figli di 9 e 12 anni, aspettare ancora un anno o due avrebbe significato trovare una resistenza allo spostamento molto grande da parte loro…e a ragione.
Per il grande era appena iniziata la prima media, la piccola era nel corso delle elementari, già al secondo cambio di scuola, potremmo dire che partiva allenata.
Cosi, nell’estate 2022, facemmo un sopra luogo di un mese e a fine novembre 2022 partimmo con soli bagagli a mano alla volta di Panamà.
Molti mi chiedono perché andare via, altri perché Panamà, altri ancora non chiedono, ma si nota il loro sguardo di disapprovazione per una scelta così radicale. Due figli piccoli, un’età quasi da pensione…insomma :”Ma chi te lo fa fare?”
In realtà non ho risposte certe, come sempre nella mia vita.
Certo è solo chi fa dell’ignoranza la sua bandiera e della fragilità il suo nemico più acerrimo.
Io amo la mia fragilità, amo parlarle, anche litigarci e perché no, riderci su. Sul sapere, inutile dire che è una strada senza fine, che percorri benone se capisci ad ogni passo che tutte la conquiste cha fai ti portano a capire un po’ di più quanto non capisci un cazzo.
I motivi principali del nostro spostamento:
Vogliamo dare un’opportunità ai nostri figli per crescere con altri punti di vista, imparare in poco tempo due lingue: inglese e spagnolo, come se fosse l’italiano..o quasi.
La stessa opportunità la vogliamo dare a noi per le lingue e per la diversa cultura, gente ecc. ecc., che qui viviamo ogni giorno.
Avevamo bisogno anche noi adulti di nuovi punti di vista per i nostri nuovi progetti, per tentare un balzo in avanti e per strutturare la RE-EVOLUZIONE UMANA come nuova professione e stile di vita a 360°.
Cercavamo una terra più primitiva, ma non troppo, per maggiore contatto con la natura, gli animali e le piante. Qualche cosa di diverso dalla pur meravigliosa natura dell’Alto Adige, la bella terra che abbiamo lasciato.
Cercavamo un luogo dove stare lontano dall’Europa, almeno per un po’, visti i diversi scenari che si stavano delineando a livello internazionale.
Per quanto tempo? Non lo so…qualche anno, sempre ,molto, meno…chissà. Tutto è molto aperto.
Insomma ci sentivamo come in una piccola arca familare…e siamo salpati!
Oggi ho letto un post su fb di un amico e collega: Roberto Guglielmi - osteopata, che parla della perdita. Scrive di come, senza perdere qualcosa non è possibile guadagnare realmente qualcosa di altro. Mi ha fatto brillare una piccola scintilla, mi sono detto ecco, scrivo e parlo di questo oggi. Ti metto un estratto del suo post:
“Siamo nati per perdere.
E non ce l'hanno mai detto.
Ci hanno fatto credere che è la vincita il nostro obiettivo.
Accumulare, prevalere, ottenere, sconfiggere, trionfare.
Sono questi i comandi da seguire.
Ma è nella perdita che si trova invece la più grande ricchezza.
Tutto conclude il suo ciclo, tutto si trasforma, tutto evolve.
Il serpente lo sa e lascia andare la sua pelle vecchia per accogliere quella nuova.
Anche l'albero lo sa e fa cadere le sue foglie per fare spazio a nuova vita.
Solo l'uomo non lo sa.
E si aggrappa con tutte le sue forze a ciò che non vuole lasciare andare.
[…]
I veri vincitori sanno solo perdere.
E trovare in ogni perdita un maestro inestimabile.
Che racconta, a chi lo vuole ascoltare, la storia più importante.
Sul mistero della vita……
Ora ti racconto cosa mi succede, a proposito delle perdite e dei guadagni ad un anno di distanza.
Ho passato vari momenti, momenti di grande senso di perdita interiore alternati ad un senso di nuovo, di arricchimento. Onde up e onde down, continue, come un processo obbligato. La cosa interessante è che alcuni di questi sensi di perdita sono sociali, altri personali ed altri sono proprio cellulari, fisici.
Non sono mai stato bene nel luogo in cui sono nato e dove ho vissuto la maggior parte della vita: Bolzano- Italia. A parte i soliti pochi amici cari, l’Alto Adige, diviso da diverse storie etniche e sociali non mi ha mai dato un senso di appartenenza. Ho sempre detto che se fossi nato sudtirolese, di famiglia locale, magari con il maso di famiglia… non avrei mai abbandonato quella terra. Ho invidiato benevolmente il forte senso di aggregazione delle famiglie autoctone da generazioni e sofferto lo sradicamento degli italiani arrivati in Alto aAdige durante il fascismo.
Eppure ora, dopo un anno sto soffrendo la distanza. So che è un processo e che si trasformerà. Anche questo senso di perdita cambierà in qualche nuovo guadagno di esperienza nella mia vita. Ma oggi è doloroso. Non me ne vogliano gli amici, ma oggi mi mancano i luoghi, le montagne, la neve, che in questo momento ricopre tutto il territorio, l’inverno..sì anche il freddo.
Non è una mancanza da nostalgia è una cosa fisica, cellulare, antica.
Come se, semplicemente l’essere umano che sono, si stesse misurando a livello anche biologico, cellulare, con luoghi del pianeta opposti ed entrambi meravigliosi.
Proprio questo succede… si affievolisce, a poco a poco l’essere del nord, delle Alpi, mentre cerca di farsi avanti un altro uomo, con un altro vestito, a tutti i livelli.
Come se, per indossare il nuovo vestito fossi obbligato a togliere almeno una parte del vecchio di vestito. Sai che è un vestito, che non sei completamente tu, ma è come una pelle e quando si stacca fa male…fa male all’anima.
Questa alchimia non l’avevo mai provata neanche nel 2000 nella mia prima grande trasformazione. Ero rimasto in Italia, avevo solo cambiato città e regione per qualche anno, niente di così evidente.
So, da re-evoluzionista quale sono, nella mia vita, che ogni volta che perdi pezzi delle tua identità, soffri, ti smarrisci un po’ di più ed è per questo che le persone si aggrappano con tanta forza all’immagine che hanno di sé stessi. Per non perdersi, per non morire a piccoli pezzi, perché, quello che guadagni, nel perdere pezzi di te è sempre tutto sommato un segreto, che puoi capire solo “con il senso del dopo” e “mai del prima.”
Come ho gia scritto nel libro e detto in alcuni video che puoi vedere sul mio canale YouTube, esistono dei “Cigni Neri personali”. Eventi, grandi eventi, che accadono o che puoi permetterti che accadano nella tua vita. Il Cigno Nero è qualcosa che puoi capire e vincere solo con l’unione della tua parte razionale ed intuitiva, animale. Altrimenti sei fritta, sei fritto!
Oggi va così…navigano a vista, anzi a feeling, senza vedere, ma sentendo le viscere che mi parlano, dai piedi fino al cervello…dappertutto.